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Il manifesto per il secondo anno di Cammino a Genova

“Quando si dice chiesa sinodale l’espressione è ridondante, perché la Chiesa o è sinodale o non è Chiesa” ha detto Papa Francesco a luglio dialogando con i Gesuiti del Canada. Per questo con passione, urgenza e umiltà dobbiamo andare avanti in questo rinnovamento, in questo ripensamento dei processi di partecipazione, inclusione e decisione nella nostra chiesa genovese, avviati con il Cammino sinodale l’anno scorso. Il 2 Ottobre 2022 abbiamo vissuto insieme l’avvio del nuovo Anno Pastorale in Cattedrale e, per il Cammino sinodale, è stato consegnato il manifesto-icona preparato per il secondo anno, da esporre nelle bacheche parrocchiali, nei luoghi di servizio e di aggregazione ecclesiali. È un manifesto-icona, dicevamo: il titolo – “Mentre erano in cammino” – e l’illustrazione offrono indicazioni di senso, ci collegano a tutta la Chiesa italiana e, al tempo stesso, ambientano il tema nella nostra chiesa locale e nella nostra città. 

Mentre erano in cammino

Il titolo riprende le parole con cui si apre la pagina evangelica di Marta e Maria che accolgono Gesù in casa, a Betania. Infatti, scrive la Conferenza Episcopale Italiana, “mentre confluivano le sintesi diocesane” del primo anno di cammino “l’incontro di Gesù con Marta e Maria, nella casa di Betania (Lc 10,38-42) si è profilato come icona per il secondo anno. Parole come: cammino, ascolto, accoglienza, ospitalità, servizio, casa, relazioni, accompagnamento, prossimità, condivisione… sono risuonate continuamente nei gruppi sinodali e hanno disegnato il sogno di una Chiesa come ‘casa di Betania’ aperta a tutti.” 

Gesù e il gruppo di discepoli e discepole camminano percorrendo strade e villaggi per annunciare il Regno di Dio e fanno sosta nella casa di Betania. L’essere in cammino – la missione – è la dimensione costitutiva della chiesa e anche noi, come comunità genovese, ci ritroviamo in quel “mentre erano in cammino” che non è ancora la meta, un qualche risultato, un cambiamento che vorremmo già vedere concretizzato ma è il percorso, quello stare tra le gente e sulle strade come Gesù. Ecco perché l’immagine scelta per il manifesto del Cammino sinodale della nostra diocesi rappresenta per prima cosa questo camminare dietro a Gesù, che avanza in primo piano mentre il vento solleva le pieghe del suo copricapo e queste diventano a loro volta strade e case, monumenti e colline di Genova, su cui si svolge la vita comune e la missione della chiesa. 

Tutto in relazione 

È in queste pieghe e strade che ritroviamo gli ambienti della nostra vita, quelli che abbiamo ascoltato nel primo anno del Cammino – soprattutto all’interno della comunità ecclesiale – e che ascolteremo ancora di più nel secondo, aprendoci a chiunque voglia partecipare: “in particolare – raccomanda la CEI – occorrerà curare l’ascolto di quegli ambiti che spesso restano in silenzio o inascoltati: innanzitutto il vasto mondo delle povertà: indigenza, disagio, abbandono, fragilità, disabilità, forme di emarginazione, sfruttamento, esclusione o discriminazione (nella società come nella comunità cristiana), e poi gli ambienti della cultura (scuola, università e ricerca), delle religioni e delle fedi, delle arti e dello sport, dell’economia e finanza, del lavoro, dell’imprenditoria e delle professioni, dell’impegno politico e sociale, delle istituzioni civili e militari, del volontariato e del Terzo settore.”

Nelle pieghe del manto di Gesù ritroviamo un impasto di questi mondi, dal cuore della città civile ed ecclesiale ai quartieri e alle comunità, dalla relazione di aiuto all’ecologia integrale, dal turismo e lo sport al lavoro e alle imprese. E, ai piedi di tutto questo e al servizio di tutti, il Vangelo con la pagina di Betania e la casa di Marta e Maria (e Lazzaro) con Gesù. Tutto è in relazione, come ci ricorda la Laudato Si’ di papa Francesco: il Cammino sinodale non si sovrappone ad altro né sostituisce la Pastorale ordinaria – come scritto anche nello scorso numero de Il Cittadino – ma offre l’occasione per riconsiderare tutto in un solo sguardo e imparare un modo nuovo di essere chiesa. Proprio per imparare “facendo”, il secondo anno del Cammino ci propone tre Cantieri che prendono le mosse da Betania e dai suoi significati: sono il cantiere della strada e del villaggio, quello dell’ospitalità e della casa, quello delle diaconie e della formazione spirituale. Anche ad essi allude il mondo rappresentato nel copricapo di Gesù.  

La luce di Betania

Infine, dal portale della chiesa Cattedrale esce un fascio di luce, invito a fare sosta nella casa accogliente, attorno alla mensa, con Gesù. Betania ci viene indicata dalla Conferenza Episcopale Italiana come simbolo di una chiesa che vuole essere appunto casa e famiglia: casa con grandi finestre e porte larghe da cui uscire e far entrare, illuminare e ricevere luce; famiglia in cui ognuno – laici, preti, religiosi e religiose ma anche non credenti – possa sentirsi accolto, amato per quel che è, valorizzato nel suo servizio. “Anche Gesù aveva bisogno di una famiglia per sentirsi amato” scrive la CEI, un luogo di sosta lungo la strada dove sentirsi accolto e scaldarsi in una luce familiare. La luce che viene da San Lorenzo richiama tutto questo e riprende quella che esce dal logo di EXTRA, la comunicazione sinodale diocesana, che ha scelto proprio una porta aperta sulla luce per raccontare il Cammino come l’invito a mettere in “comunicazione” – non a caso – chiesa e città, laici e consacrati, credenti e non credenti, donne, uomini, generazioni e mondi del nostro presente.

L’immagine è opera di Matteo Firpo, illustratore.